Se nel panorama normativo italiano c’è grande attesa per la definizione di Decreto Antifrodi e Legge di Bilancio 2022, dal fronte Europeo arriva l’eco di una stretta sui requisiti minimi di rendimento energetico degli edifici.
Per concretizzare l’ottenimento della neutralità climatica nel 2050 occorre passare al corposo taglio delle emissioni di CO2 (-55% nel 2030).
Numeri da fare tremare i polsi se si considera lo stato attuale del patrimonio edilizio del nostro Paese.
Per applicare questa sostanziosa riduzione la Commissione UE sta vagliando misure stringenti sulla riqualificazione energetica degli edifici.
Sia pubblici che privati.
Il punto principale della direttiva sul Rendimento energetico dell’edilizia (Energy Performance Building Directive) riguarda la nuova Certificazione Energetica ed i valori che ne stabiliscono il rendimento.
Nella nuova APE l’asticella verrà portata verso l’alto.
Dal 2027 nessun edificio pubblico potrà più essere in classe G, dal 2030 la condizione minima dovrà essere la classe E.
Per quanto riguarda le abitazioni, gli edifici residenziali dovranno rientrare almeno nella classe F al primo gennaio 2030 e fare uno scatto alla classe E dal 2033.
A seguire ci sarà la demonizzazione delle caldaie a gas a partire dal 2040.
Se questa nuova direttiva contenuta nell’EPBD per l’efficienza energetica verrà approvata, anche la Certificazione dell’efficienza energetica degli edifici subirà delle modifiche.
Dal 31/12/2025 il certificato non sarà più nazionale ma verrà uniformato a livello Europeo.
Inoltre verrà richiesto l’obbligo di rilascio per tutti gli edifici sottoposti a compravendita, lavori di ristrutturazione ma anche in caso di semplice rinnovo del contratto d’affitto.
Con le classi energetiche F e G messe al bando tutti gli alloggi che avranno questa maglia nera saranno brutalmente sbattuti fuori dal mercato.
Per questo sarà vitale mettere in campo interventi mirati per ottenere il salto di classe, dalla E in su.
Chi ci potrà guadagnare da tutto questo?
Continua a leggere..